Una Giornata al mare: Otranto per noi… parole in libertà
La Cattedrale e il mosaico di Pantaleone , Walpole e il Castello , Maria Corti e L’ora di Tutti , Carmelo Bene e Nostra Signora dei Turchi , Vanni Scheiwiller e la piccola enclave di spiriti liberi sedotti dal suono ineffabile del suo nome : Otranto, oh come Otranto…; ma queste sono cose che scopri dopo, molto dopo, da adulto in un agguato di orgogliosa nostalgia amara e consapevole .
Ma per noi bambini che non avevamo le finestre sul mare, ed eravamo ”in fondo alla campagna” Otranto era un approdo, era un miraggio, era il cuore che batteva forte all’ultima curva e finalmente il mare: erano i bagni di Camillo e il Miramare –
Erano le spiagge gremite e vocianti di madri garrule: vieni fuori dall’acqua che tremi tutto, fammi vedere le mani, su che ti è “arrivato il bagno”, guarda che cavalloni ; no no no,” adesso sono entrato… ma guarda poco poco” –
Era il ghiacciolo al gusto di arancio (20 lire bello mio ) e 100 lire per il jukebox (“metti” Sapore di sale che piace a Marisa e anche a me) ;
Era l’omino allegro dei gelsi mori, grande star tra gli ombrelloni ,con panierini infilati in equilibrio su una canna appoggiata alla spalla e il berretto da lupo di mare o forse da pirata chi lo sa, e” le caramelle de lu mare, il mare sulle caramelle (deliziosi molluschi: le cozze mateddrhe) ;
l’omino star della spiaggia, dicevo, aveva baffoni folti e neri e sembrava un turco lasciato lì, innamorato e redento.
Se gli amici dei miei ci trattenevano a colazione: ma no, grazie, siamo in tanti e con questi scalmanati…
Era bella la casa sul porto con un magnifico terrazzo così vicino al mare che ti sembrava di stare in acqua; la nostra festa riprendeva inesausta e sembrava che fossimo d’acciaio: indistruttibili, dicevano i grandi con malcelato compiacimento.
Si tornava a casa stremati dopo cena e ci addormentavamo in macchina e al risveglio, faticosissimo, qualcuno frignava e le spalle color aragosta: ecco ti sta bene , domani avrai la febbre, niente mare.
Era un momento di terrore vero : No, no sto già meglio: anzi non mi fa più male, sono guarito.
Quando l’estate finiva il dolore era così lancinante che ci ammalavamo davvero –